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Report 2006 - GP Bologna - Zanella
Articolo del 8-6-2006 a cura di Zanella Simone
Zanella Simone

Riuscire a descrivere e sintetizzare un evento vasto e vario come un GP in un report è arduo. Ma ancora più arduo è affrontare il primo GP della propria carriera. Un semplice Level 1, reduce dal primo anno di arbitraggio, privo di esperienze significative in tornei importanti, un solo PTQ alle spalle. Per il resto tornei minori, eventi locali, spesso tornei vintage, in una zona in cui l’agonismo e i giocatori che lottano per diventare Pro sono lontani.
L’unico mezzo per aggiornarsi, confrontarsi, condividere le proprie esperienze è internet. La mailing list, i forum, i siti. Si discute, si commenta, si propone. È in un certo qual modo facile scrivere centinaia di byte su come affrontare situazioni, come gestire un torneo, come interagire con i giocatori, come garantire l’integrità del gioco. Mettere in pratica sul campo invece è tutt’altro.
Cosa ci si aspetta da un GP dietro le quinte, dal lato di chi i tornei li regola e li fa andare avanti non si può conoscere. Non è solo affacciarsi verso un mondo nuovo e professionistico. E’ finirci dentro.

Day-0
Il Day-0 è quello della partenza. La sera conoscerai tante persone, con molte delle quali hai avuto finora solo discussioni dietro un freddo monitor del PC. E conoscerai tante persone delle quali sai poco o nulla. Molte saranno straniere. Al GP anche tra i giocatori ci saranno molti stranieri. Dovrai farti capire. Quell’Inglese studiato a scuola per anni, e approcciato talvolta non sai se basterà. Ma non è questo che ti preoccupa.
La tua esperienza di arbitro sarà sufficiente? Conosci davvero bene le regole? Cosa si aspettano i giocatori da te? E soprattutto, dato che sei stato scelto per un GP, cosa si aspettano gli arbitri da te?
Sono queste le domande che ti continuano a circolare in testa. Ma pensi che magari sarai dirottato sui side event. Figuriamoci se un novizio verrà mandato tra i pro col rischio di creare problemi.
Si arriva sul luogo del GP. Il luogo del torneo è maestoso. E’ semi vuoto. Non ci sono giocatori. Qualche arbitro qua e la, in tenuta informale. Le luci sono basse. C’è silenzio. Domani sarai lì? In mezzo a tutto questo? Calma. Cerchi di convincerti che se riesci a trovare la consapevolezza delle tue capacità ce la farai.
Iniziano ad arrivare quasi tutti gli arbitri. Saluti. Abbracci. Finalmente ci si conosce. Si mangia in allegria tutti assieme. Dopodiché, inizia il meeting. L’head judge inizia il discorso. Spiega ciò che avverrà nei prossimi 2 lunghi giorni. Spiega le cose da tenere a mente. Spiega come ci organizzeremo. Si discute, si approfondisce. Vengono resi noti i team. Ogni team si occuperà di una funzione specifica. Logistica, Deck Check, Side Event. Ogni team avrà un team leader di riferimento, che lo coordinerà. I team sono misti. E’ la prima volta che affronti il lavoro in un vero team. E’ la prima volta che sarai cosi a stretto contatto con altri arbitri. Il foglio con i team arriva anche a te. Lo guardi. Sei al main event entrambi i giorni. Leggi Deck Check. Sarai in quel team. Hai una vaga idea di come si faccia un deck check. Ne hai sempre fatti pochi. Ma inizi a capire che potrai contare sugli altri.
La sera trascorre in allegria, decidi di andare presto a dormire perché domani sarà una giornata dura. Giusto il tempo di fare conoscenza del proprio compagno di camera. E’ straniero. Ma è socievole. E riesci a farti capire, buon auspicio.

Day-1
Sveglia alle 6.00. Doccia, colazione, buongiorno a tutti, e via in pullman verso il torneo. Tutti dentro. Una breve riunione col team leader per conoscersi meglio, e discutere dei compiti odierni. Poi via a dare una mano.
Il GP è limited. Freneticamente si aprono buste, scatolette, box. Seduti ai tavoli, tutt’intorno senza neanche accorgersene il torneo si popola di giocatori, amici e curiosi. Finito tutto, è ora di dare il via ai team. Land station e controllo liste. Inizi a capire che per gestire un torneo da 600 persone l’organizzazione, l’ordine e la precisione sono fondamentali. Altro che i tornei in cui fai da head judge a 40 persone da solo, e ti sembrano tante. Sbagliare qui vuol dire ritardare il gioco a 600 persone.
Inizi a non preoccuparti più di ciò che ti preoccupava il giorno prima. Sei li, hai un compito, hai un riferimento per aiutarti nelle indecisioni. Non ti serve altro. I tuoi compagni di team sono li, hanno tutti esperienza. Non ti senti solo. Si inizia.
Fino alla fine del primo turno è lavoro di routine tranquilla. Correggere le liste è importante, ma non problematico. Sarà il turno 2 a dare finalmente da fare al team del Deck Check. Lentamente si giunge al turno 2. Il team viene suddiviso in team più piccoli. 2 arbitri per ogni deck check, per facilitare e sveltire le operazioni. Si parte.
Inizi un po’ goffamente a girovagare tra i tavoli tenendo d’occhio il tavolo che subirà il deck check. Nei turni successivi acquisterai maggiore sicurezza e disinvoltura. Anche nella sala del deck check inizi un po’ goffamente a controllare i mazzi. Perdi qualche minuto prezioso all’inizio, sei l’ultimo del team a completare il controllo. Hai parecchi dubbi. Quanto marcate devono essere le buste per definirle veramente segnate? Qual è il limite di usura di una busta prima di chiedere al team leader una penalità per il giocatore? Non si possono studiare in giro queste cose. Fanno parte dell’esperienza di un arbitro. Ma gli altri ti sono vicini, ti consigliano, e ti chiedono la tua opinione.
Non c’è mezzo migliore per sviluppare esperienza che formulare le proprie idee, e sottoporle al team leader. Capirai in fretta che il team leader non è li per giudicarti, e rimproverarti se sbagli nella tua valutazione. Ma è li per ascoltarla, giudicarla, e aiutarti nel capire se e soprattutto su cosa stai sbagliando. Se stai sbagliando. Perché capita che una tua idea non sia sbagliata di fondo, ma semplicemente non tenga conto di certi fattori, o certi piccoli particolari dei quali non hai mai fatto caso.
Dopo un po’ di turni sei molto più sicuro. Sostieni le tue decisioni. E continui a imparare. Un GP è ricco di situazioni per imparare. La maggior parte degli arbitri che sono li hanno grande esperienza. Guardandoli, ascoltandoli, seguendoli non puoi che imparare. E’ un’occasione unica nel suo genere. E sei contento di essere finito in mezzo a quel mare di giocatori.
Gradualmente aumentano anche i compiti di flooring. Inizi anche qui goffamente nel rivolgerti ai giocatori. Goffamente compili le slip. Ma rendendoti conto del perché sei stato goffo, ne fai tesoro per gli interventi successivi.
Arrivano i primi ruling. Inizi a sentirti più sicuro. Ogni tanto chiedi conferma. Ce la stai facendo. Arriverai a fine serata senza nemmeno accorgertene, con la tensione dell’evento che via via passerà.
Il Day-1 ti ha portato tanto su cui riflettere. Ogni momento di pausa è perfetto per focalizzare i particolari, e le situazioni affrontate e gestite. Sei pronto per il Day-2, anche se ti intimorisce un po’ sapere che ci saranno dei pro il giorno successivo.
La sera passa nuovamente in allegria. Hai occasione di fare amicizia con tanti nuovi compagni arbitri. Ebbene si, anche loro si divertono. E non puoi che divertirti anche tu.

Day-2
Il Day-1, quello più difficile, è passato. Ti senti molto più sicuro. Non hai più esitazioni. Stai imparando a ragionare diversamente mentre arbitri. Quando devi prendere una decisione, cerchi di motivarla, e valutare tutti gli elementi a tua disposizione. Forse lo facevi anche prima, ma non allo stesso modo. Cerchi di sostenere e spiegare ogni tua decisione al team leader. Non hai più paura di dire atrocità. Perché sei più consapevole delle tue capacità. E perché sai che il confronto è fondamentale per imparare.
Il Day-2 è molto più rilassante. Provi l’emozione di stare a sorvegliare i tavoli dei draft. Stai arbitrando di fronte a un pubblico. Non ci sei abituato. Ma ormai sai come mantenere la concentrazione. Sai che quello che fai lo devi far bene non tanto per dimostrarlo al team leader o a chi ti osserva. Ma per dimostrare a te che sei capace, e puoi crescere nelle tue capacità. Ti senti molto sicuro, la goffaggine e la timidezza sono andate via. Hanno lasciato il posto a decisione e riflessività. Sai che la tua figura è li per garantire l’integrità. Per prevenire abusi. Per tutelare quei giocatori seri e corretti che apprezzano questo gioco. E sai che possono contare sul tuo contributo.
Ti dai da fare, senza perdere di mente gli obiettivi e i compiti assegnati dal team leader. Rimani spesso con pochi altri durante il flooring, gli altri arbitri sono impegnati nei side event o in altre mansioni. Il team leader è sempre presente, e ti da una mano, ti condivide le sue esperienza ai primi arbitraggi importanti. E scopri che quello che hai affrontato tu l’hanno affrontato anche altri, quasi allo stesso modo.
In 2 giorni hai acquisito un bagaglio di conoscenze incredibile. Sai muoverti meglio tra i tavoli, sai prendere le decisioni con autorità e motivazioni, sai come interagire opportunamente con i giocatori. La tua giornata trascorre intensa. Sei stanco, ma ti diverti in un certo senso.
Affronti anche un caso di condotta antisportiva, un tentativo di collusion. Stai seguendo un tavolo vicino e distrattamente senti un discorso che non va qualche tavolo più lontano. Resti indifferente per non destare sospetti. Cerchi di affrontare la situazione nel migliore dei modi, il giocatore non si è accorto probabilmente di te. Con discrezione ti allontani, e informi l’head judge. Il giocatore sarà squalificato il turno successivo. L’ultimo. Affrontando un altro giocatore che perdendo la partita avrebbe lasciato il premio destinato agli amateur nella mani dell’avversario. Hai il piacere di comunicargli che il risultato del suo incontro sarà cambiato. E che il premio non andrà a chi non se lo è meritato veramente. Andrà a lui. Indirettamente è la tua prima squalifica. E allo stesso tempo hai capito quanto sia importante il ruolo dell’arbitro per tutelare davvero i giocatori.
Il torneo volge al termine. Pensi di essere finalmente giunto alla fine. La giornata è stata bellissima. Sei stanchissimo. Ma ecco che l’head judge ti chiama. Chiede se vorresti fare il table judge a un quarto di finale. Ti senti onorato della richiesta. Quelli che pensavi sarebbero stati 2 giorni a dare bustine ai side event si concluderanno con un arbitraggio tra il pubblico, sotto i riflettori, al magico tavolino dei quarti di finale. Accetti, e recuperi un attimo le forze.
Segui il draft dei Top8 sul campo. Ti prepari al table judging. Ti siedi. Fai conoscenza con i giocatori. In realtà, ti rendi conto che seduto li di fronte a tutti, è sempre una partita di Magic. Tutto scorre tranquillo. La partita finisce. La tua giornata finisce. Ce l’hai fatta. Non l’avresti mai pensato giorni prima.

The Day After
Cosa rimane di questo GP? Rimane un arbitro più sicuro di se, consapevole delle proprie capacità. Rimane una arbitro arricchito nella propria esperienza e nel modo di prendere le proprie decisioni. Rimane un arbitro che ora sente davvero di soddisfare i requisiti che gli sono richiesti dal proprio livello, perché ha capito in cosa consistono realmente. Quest’arbitro ora ha anche capito cosa lo aspetta per proseguire nella propria avventura da arbitro.
Perché ora per lui essere arbitro non è più solo un hobby, ma qualcosa in cui sa di poter riuscire e in cui vuole impegnarsi.

Simone Zanella, L1